La sfida della Grande Milano per competere in Europa e nel mondo
Grande Milano

Da una decina d’anni si sente sempre più spesso parlare di Grande Milano, l’area metropolitana costituita dall’agglomerato avente come fulcro Milano e la sua area urbana che, in base a come potrebbe evolversi, potrebbe giungere ad includere, oltre alla città metropolitana di Milano, le province di Monza e Brianza, Varese, Bergamo, Como, Lecco, Cremona, Lodi e Pavia: una delle aree urbane omogenee europee più popolose e più densamente popolate, con circa 7 milioni e mezzo di abitanti, secondo i dati OCSE.

Peraltro, proprio nel 2023 cadrà il centenario dell’aggregazione dei comuni di prima fascia, un avvenimento che ha profondamente caratterizzato lo sviluppo della città per come è oggi.

Oggi, come per la Greater London o il Grand Paris, la visione è quella di rilanciare la trasformazione di Milano e della sua agglomerazione in una metropoli mondiale del XXI secolo, migliorando la qualità di vita dei suoi abitanti, colmando le distanze territoriali e costruendo una grande area urbana sostenibile e interconnessa.

Nell’idea di “grande città” ci sono alcune caratteristiche sociali, economiche e demografiche che, dalla massima intensità nel centro cittadino, tendono a sfumare man mano che ci si allontana. Un “urban core” senza soluzione di continuità che presenta elevati indici di istruzione, occupazione e reddito medio-alti rispetto ai municipi non metropolitani, ridotti indici di attività agricola o di istruzione bassa. A ciò si aggiunge il fenomeno del commuting, o Daily Urban System, con un elevato numero di persone che quotidianamente si sposta verso la metropoli o all’interno dell’area metropolitana, per motivi di studio e lavoro.

Ora la sfida è quella di estendere la qualità urbana oltre i confini cittadini innervando il territorio della Grande Milano. Per qualità urbana si intendono ovviamente le connessioni e i trasporti, i servizi di base, la cultura e il lavoro. Ma la nuova sensibilità e la “nuova normalità” post Covid impongono anche di innalzare la tutela ambientale, il livello di rigenerazione urbana e territoriale, l’ordine urbanistico, le connessioni tecnologiche e in generale la qualità percepita del vivere in una Grande Milano.

Al contrario di Londra o Parigi, per rimanere in Europa, Milano non è una megalopoli, né per estensione né per popolazione o densità abitativa. Da Expo 2015, la trasformazione è proseguita con la realizzazione di nuove linee della metropolitana e l’estensione di quelle esistenti, il riuso degli scali ferroviari e la partecipazione a importanti progetti per la riqualificazione di aree degradate e in abbandono. Inoltre, con la prospettiva delle Olimpiadi di Milano – Cortina 2026, Milano e la sua area metropolitana sono destinate a diventare sempre più globali e attrattive, catalizzando investimenti esteri ma, al tempo stesso, mobilitando energie e risorse locali.

La sfida e la visione ora sono quelle di attingere agli aspetti positivi dell’essere una grande metropoli (da quelli materiali come i trasporti, i servizi e la creazione di valore a quelli immateriali come l’attrattività di capitali umani ed economici), ed evitarne gli aspetti deteriori come le bolle speculative e costruire una visione di futuro a immagine e somiglianza dei tradizionali valori meneghini di efficienza, solidarietà, equilibrio e stile..