Giovedì 9 febbraio 2023 è stata votata dalla Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento Europeo la cosiddetta Normativa Europea sull’Efficienza Energetica che potrebbe obbligare i proprietari di immobili privati e pubblici a intervenire con lavori di efficientamento energetico al fine di raggiungere entro il 2030 la classe energetica E e la classe D entro il 1° gennaio 2033.
Cos’è la Direttiva Europea sull’Efficienza Energetica
La direttiva Energy Performance of Buildings Directive (Epbd) è inserita all’interno del pacchetto “Fit For 55”, che suggerisce per gli edifici residenziali il raggiungimento della classe E entro il 2030 e della classe D entro il 2033.
La norma approvata recepisce l’accordo di massima raggiunto nell’ottobre 2022 dal Consiglio Europeo con orizzonte 2030 e 2050 sull’ultima revisione di una norma la cui prima versione è la 2012/27/UE, entrata in vigore nel dicembre 2012.
La norma dovrà essere votata nella sessione plenaria del Parlamento Europeo del 13-16 marzo; il testo che ne uscirà verrà usato come base dei successivi negoziati con il Consiglio Europeo e per l’implementazione nei singoli Stati dell’UE.
Cosa prevede la Energy Performance of Buildings Directive
La direttiva distingue tra edifici nuovi ed esistenti, tra edifici residenziali e non residenziali, e tra edifici privati e pubblici.
Sinteticamente:
Per gli edifici nuovi:
– dal 2028, quelli di proprietà di enti pubblici dovrebbero essere a emissioni zero;
– dal 2030, tutti dovrebbero essere a emissioni zero.
Per gli edifici esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di introdurre norme minime di prestazione energetica corrispondenti alla quantità massima di energia primaria che gli edifici possono utilizzare per m² all’anno.
Per gli edifici esistenti non residenziali, gli Stati hanno deciso di fissare soglie massime di prestazione energetica, basate sul consumo di energia primaria:
– la prima soglia fisserebbe una linea al di sotto del consumo di energia primaria del 15% degli edifici non residenziali che presentano le prestazioni peggiori in uno Stato membro;
– la seconda soglia verrebbe fissata al di sotto del 25%.
Gli Stati membri hanno convenuto di portare tutti gli edifici non residenziali al di sotto della soglia del 15% entro il 2030 e al di sotto della soglia del 25% entro il 2034. Tali soglie sono stabilite sulla base del consumo energetico del parco immobiliare nazionale al 1º gennaio 2020.
In pratica:
Cosa cambia per gli edifici di nuova costruzione
– tutti gli edifici privati di nuova costruzione dovranno essere a zero emissioni dal 2028 oppure già dal 2026 se si tratta di immobili di proprietà o gestione pubblica.
– sempre entro il 2028, dove è economicamente e tecnicamente fattibile, i nuovi immobili dovranno essere dotati di tecnologie solari.
– gli edifici residenziali in fase di ristrutturazione hanno tempo fino al 2032 per raggiungere gli stessi obiettivi di efficientamento energetico
– in tutte le tipologie di edifici – nuovi, sottoposti a ristrutturazione o nei quali si sta cambiando impianto di riscaldamento – l’uso di combustibili fossili negli impianti di riscaldamento non dovrebbe più essere autorizzato già dalla data di recepimento della direttiva, e dovrebbe essere eliminato del tutto entro il 2035 o 2040.
Secondo l’attuale versione della norma sembrerebbero esclusi dalle nuove regole:
- edifici storici
- edifici di culto
- seconde case
- case con metratura ridotta (inferiore a 50 metri quadri)
Cosa comporta la normativa Epbd per l’Italia
Secondo l’ENEA Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile, in Italia nel gennaio 2022 il 57% del parco immobiliare totale rientrava nelle classi F e G. Cioè ben oltre la metà degli edifici italiani dovrebbero subire interventi di efficientamento energetico e/o ristrutturazione entro il 2030, con costi a carico dei privati – individui, società di gestione del patrimonio immobiliare, fondi di investimento, costruttori, etc – che già parlano di “eco-patrimoniale” sugli immobili.
Cosa comporta la normativa Epbd per la Francia
In Francia, dove il settore residenziale risulta il più energivoro con il 43% del consumo energetico annuale e il 23% delle emissioni di gas serra, una legge sulla transizione energetica è stata varata già nel 2015 con l’obiettivo di ridurre del 40% le emissioni di gas serra e del 30% il consumo di energie fossili entro il 2030.
Nel 2019 la legge Énergie Climat ha introdotto misure per riqualificare gli alloggi cosiddetti “passoires thermiques” ad alta intensità energetica, ovvero 4.8 milioni di prime case in classe energetica F o G che rappresentano il 17% del patrimonio immobiliare francese.
Infine è già stato anticipato a dicembre 2021 il recepimento della direttiva europea sulla classe energetica (EPBD) con una serie di misure inserite nel piano “France Relance” (il PNRR francese) come “Ma prime rénov”, “France Rénov” e “Ma prime rénov’ Copropriété”.
Cosa succederà ora con la Direttiva Europea sull’Efficienza Energetica
Se confermata dal voto del Parlamento Europeo del 13-16 marzo 2022 la Direttiva Europea sull’Efficienza Energetica dovrà poi essere recepita dai singoli Stati con un certo margine di discrezionalità che tenga conto delle specificità del territorio.
Il primo passo sarà quello di prevedere una nuova classificazione energetica degli edifici, con classi da A a G.
La G corrisponde al 15% del patrimonio edilizio con le prestazioni peggiori di ciascuno Paese europeo. Gli edifici che rientreranno nella classe G dovranno essere ammodernati entro il 2027, se non residenziali. Entro il 2030 se residenziali.
La classe A sarà quella degli edifici che consumano meno o a zero emissioni.
Tutti gli altri immobili verranno distribuiti proporzionalmente nelle fasce intermedie.
Inoltre ciascun Stato membro dovrà definire i target da raggiungere, le misure e gli incentivi per raggiungerli, eventuali esenzioni.