La centralità del settore dell’istruzione all’interno delle economie dei Paesi di tutto il mondo è un elemento indiscutibile, ed è infatti utilizzato dagli studiosi di economia politica in ogni occasione in cui sia necessario determinare la competitività di un sistema paese.
Un ottimo sistema universitario è determinante per la formazione di figure professionali di alto livello, che a loro volta determinano la competitività dell’economia di una nazione.
L’Italia, in ciò, è ancora indietro rispetto alla media dei paesi OCSE, per una serie di indicatori del livello di istruzione, e ancora ha tanto da fare.
Anche la dotazione di strutture adeguate dove insediare e condurre le attività di formazione, dalle scuole dell’infanzia alle grandi università, è un aspetto rilevante.
In particolare, sono poche le università italiane che possono vantare la dotazione di strutture avanzate, centrali e con grandi capienze, mentre per contro sono più diffuse strutture obsolete e non adeguate, sia per qualità che per capienza.
L’esperienza all’estero
L’esperienza straniera degli investimenti in strutture universitarie è abbastanza variegata. Negli Stati Uniti le grandi università godono di donazioni di soggetti facoltosi e grandi listed companies (aziende quotate in borsa) che ne traggono, dalla donazione, grandi benefici fiscali. Questa modalità si affianca ai finanziamenti del governo federale, sempre più contenuti, generando un contesto di competizione nell’attrarre sempre maggiori fondi dai grandi benefattori, soprattutto laddove sono necessari grandi capitali da dedicare alla ricerca.
L’esperienza italiana
In Italia la prevalenza dei fondi di sostegno al sistema dell’istruzione deriva dalla pubblica amministrazione, oltre che dalle rette.
L’investimento in immobili destinati a funzioni di istruzione è infatti una realtà molto recente. In particolare, sono poche ancora le società di investimento che investono nell’immobiliare con destinazioni d’uso come scuole e università; è d’altra parte maturo il settore delle residenze per studenti, che però si avvicina più ad una destinazione residenziale che non “educational”.
Ad oggi la realtà più consolidata in questo mercato è rappresentata da una società di gestione del risparmio il cui capitale sociale è interamente detenuto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che opera nell’obiettivo di valorizzare l’enorme patrimonio dello Stato italiano. Al suo interno è stato infatti costituito un fondo specializzato che investe principalmente in beni immobili destinati ad edilizia universitaria (anche per uso residenziale) ad istituti pubblici di ricerca (provenienti da Università, Enti Pubblici e dallo Stato) con l’obiettivo principale di creare valore sugli immobili apportati attraverso l’ottimizzazione della redditività del portafoglio e la valorizzazione o la riconversione attraverso interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per gli immobili non appetibili ed usufruibili nello stato in cui si trovano.
Il patrimonio della Chiesa
Oltre al patrimonio posseduto dallo Stato, attraverso il Demanio, in Italia il grande patrimonio immobiliare che si presta ad essere riconvertito ad edifici scolastici ed universitari è rappresentato da quello ecclesiastico. Questo può infatti contare su immobili già adibiti a scuole, ex collegi, o monasteri che per la loro conformazione e tipologia ben si prestano ad essere riconvertiti ad edifici scolastici. È il caso del Real Collegio di Moncalieri, appartenente alla Confraternita dei Padri Barnabiti, che un tempo scuola per la classe dirigente del Regno, oggi ben si presta ad ospitare edifici universitari, scuole di alta formazione, istituti privati, ecc.